(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 90

 

 

SUPER SOLDATI

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Elektra Natchios si sveglia e per un attimo è disorientata poi ricorda dove si trova: l’appartamento di Michael Morissey, l’investigatore della Procura Distrettuale di Manhattan con cui ha passato la notte.

            Da quando ha lasciato Matt Murdock[1] tanti anni fa, non si è più concessa di innamorarsi. Non ha rinunciato al sesso, questo no, ma a nessuno degli uomini con cui è stata da allora, compresi Wolverine e McKinley Stewart, ha permesso di avvicinarsi troppo a lei emotivamente.

            Si mette a sedere sul letto disfatto e Morissey le chiede:

-Te ne vai?-

-Non c’è motivo che rimanga.- risponde lei tranquilla.

-Capisco.- commenta lui -Inutile chiederti se ti rivedrò, suppongo.-

            Elektra abbozza un sorriso.

-Ci rivedremo sicuramente.- replica -Dopotutto abbiamo una specie di accordo di lavoro, ma non chiedermi se finiremo ancora a letto insieme, Morissey, perché non saprei risponderti.-

-Potresti almeno chiamarmi Michael adesso.-

            Elektra non risponde.

 

            Nei sotterranei di una fabbrica poco fuori Berlino la ragazza dai capelli platinati di nome Siena Blaze rilascia una scarica di plasma che fonde la porta metallica davanti a sé.

-Ora diamoci una mossa.- dice alle tre donne e all’uomo in costume con lei.

-Meglio aspettare che si raffreddi.- replica quella chiamata Shock

            La donna dai capelli corvini e il costume succinto che si fa chiamare Skein si china sulla gigantessa dai capelli rossi di nome Thundra e le tende la mano per aiutarla a rialzarsi.

-Tutto a posto, rossa?-

-Sono una guerriera geneticamente migliorata di Femizonia. Ci vuol altro per farmi del male.- risponde quest’ultima.

-Un semplice sì sarebbe bastato.-

            Thundra si rimette in piedi proprio mentre Shock dice:

-Possiamo entrare adesso.-

-E se dall’altra parte ci fossero uomini armati pronti a farci fuori con chissà quali armi sofisticate?- chiede Elettro-Onda, l’unico maschio del gruppo.

-Ne dubito molto:- replica, convinta, Shock.

            Senza aggiungere altro, oltrepassa il varco creato da Siena e sbuca in un altro laboratorio dove gli scienziati dell’A.I.M.[2] si stanno agitando senza nemmeno accorgersi della sua presenza e di quella degli altri che stanno sopraggiungendo, preda degli incubi indotti dal suo potere di risvegliare le paure inconsce dei suoi bersagli.

            La donna dalla faccia di teschio si guarda intorno ed esclama:

-Ma che razza di posto è questo?-

            La missione del suo gruppo consisteva nel liberare tre soggetti superumani maschi e bianchi noti come Super Soldati Britannici. Se il loro committente sapeva che i rapitori erano agenti dell’A.I.M., non ha ritenuto necessario informarli e su questo punto Shock pretenderà delle spiegazioni quando la missione sarà finita, questo è certo.

            Al centro della sala c’è una grande vasca. Su di un lato ci sono tre capsule ciascuna delle quali ospita uno dei tre militari britannici super potenziati: Alec Dalton, Owen Llewelyn e Joseph Hauer. Ognuna delle capsule è collegata ad un macchinario a sua volta collegato alla vasca.

-Cosa stanno combinando qui?- chiede ancora Shock.

-Non lo so.- replica Skein  -Mi sembra vagamente familiare ma…-

-A me ricorda qualcosa che ho letto sui dossier dell’A.I.M. quando ero nel MI6.-[3] interviene l’uomo in armatura chiamato Elettro-Onda -Qualcosa su come l’A.I.M. fabbricava i suoi micidiali androidi usando una sorta di coltura idroponica.-

-Idro che?- esclama Siena Blaze.

-Un modo di coltivare piante fuori suolo usando vasche piene d’acqua e sostanze nutrienti. Solo che invece di piante, qui…-

-… coltivano uomini artificiali.- conclude per lui Shock

-E non uomini qualunque!- esclama Skein -Guardate!-

            Dalla vasca stanno emergendo delle teste e poi i busti e quindi le figure intere di perfette repliche dei tre supersoldati.

-Sono la sola che ha la sensazione di trovarsi in un grosso guaio?- mormora Skein.

 

            La ragazza di colore avanza per le strade di Georgetown, nella Repubblica Cooperativa della Guyana, sostenendosi su due stampelle. Ogni passo sembra costarle fatica ma lei non si ferma finché non è davanti alla porta di un magazzino del porto dove due energumeni di guardia la fermano.

-Dove vai ragazza?- le chiede uno -Qui non puoi stare.-

            Ha parlato Spagnolo ma con un accento che la ragazza non ha mai sentito prima, anche se ha qualche idea sulla sua origine.

-Mi spiace, non capisco.- replica lei in Inglese.

            L’uomo sbuffa e ripete nella stessa lingua:

-Ho detto che qui non puoi stare.-

-Vi prego, ho bisogno di riposare.-

-Niente da fare, chica.[4] El Jefe, il Capo, ci spellerebbe vivi se ti facessimo stare qui e intendo letteralmente.-

-Peccato.- aggiunge l’altro -Tu es una chica muy linda, sei una ragazza molto carina, anche se hai le gambe matte. Avremmo potuto divertirci insieme ma ci teniamo alla nostra pelle.-

-Un vero peccato, sì…- sospira la ragazza -… ma se le cose stanno così…-

            La stampella destra si muove rapidissima colpendo uno dei due uomini prima al plesso solare e poi al mento.

            L’altro uomo fa per estrarre la pistola ma la stampella sinistra lo colpisce prima al polso destro e poi all’inguine. l’uomo si piega e riceve un altro colpo alla testa piombando a terra.

-Idioti.- commenta la ragazza appoggiandosi alla parete del magazzino -Se il vostro capo è così spietato come dite, quando vi sveglierete vi converrà correre il più lontano possibile.-

            Fa un respiro profondo poi dice:

-Silhouette a Bandit. Sono sul posto. Il resto sta a te.-

            Attraverso l’auricolare che porta le giunge forte e chiara una voce d’uomo:

<<Bandit a Silhouette. Sono pronto.>>

 

 

2.

 

 

            King Lau quasi non crede ai suoi occhi quando vede entrare nel dojo[5] che gestisce assieme a McKinley Stewart per conto di Elektra Natchios la ragazza bionda vestita con un aderente abitino nero.

-Nina!- esclama.

-Proprio io.- risponde Nina McCabe abbozzando un sorriso imbarazzato -Sorpreso di vedermi?-

-Sorpreso è dir poco.- replica il coreano -L’ultima volta che ci siamo visti hai tentato di uccidere me e gli altri.-[6]

-Non ero in me allora ma adesso va tutto bene.-

-Voglio crederti con tutto il cuore.-

            In quel momento da una porticina laterale esce il massiccio McKinley Stewart e nel vedere la ragazza esclama:

-Non posso crederci!-

            Abbraccia la ragazza sollevandola letteralmente da terra.

-Vacci piano, Mac, mi spezzerai qualche costola così… anche se me lo meriterei dopo quello che ti ho fatto.-

-Ti avevano fatto il lavaggio del cervello.- ribatte Mac -Ce lo ha spiegato quel tizio, Stick. Ora, però sei di nuovo quella di prima non è vero?-

-Non sarò mai più quella di prima, Mac.- replica Nina con voce cupa -La ragazza che conoscevi, che conoscevate tutti, non esiste più ormai e non credo che quel che sono diventata vi piacerebbe.-

            C’è un momento di silenzio, poi Mac dice:

-Sciocchezze. Siamo tutti felici di rivederti e lo sarà anche Elektra quando saprà che sei tornata.-

-Lei… dov’è?- chiede Nina con una leggera traccia di ansia nella voce.

-Non la vedo da ieri mattina. aveva da sbrigare uno dei suoi… affari.-

            Ovvero assassini su commissione. Anche i miei affari adesso, pensa la ragazza, poi chiede:

-Lei sa di me? Che...?-

-Che sei finita sotto il controllo della Mano ed hai tentato di ucciderci?- risponde King Lau -No, abbiamo preferito non dirglielo. Stava passando un brutto periodo allora e non aveva bisogno di sapere cosa ti era successo. Glielo dirai tu quando la vedrai.-

            Saranno tante le cose che dovrà raccontare ad Elektra quando la vedrà, pensa Nina.

 

            Sir Lance Hunter, Presidente Del Joint Intelligence Committee[7] non lavora più sul campo da diverso tempo ma non ha perso l’istinto che lo ha spesso salvato quando era un membro del SBS[8] e poi un agente operativo dei servizi segreti del Regno Unito. Gli uomini mandati ad ucciderlo[9] pensavano di avere a che fare con un normale burocrate, non li avevano informati a dovere, un errore fatale per loro. Certo, Hunter deve ammettere che la bombetta e l’ombrello lasciatigli in eredità dal suo vecchio istruttore gli sono stati utili. Lui aveva pensato ad uno scherzo postumo di quell’uomo eccentrico quando gli erano stati consegnati, ma dovunque sia adesso, Sir John adesso, deve ridersela di gusto.

            Hunter accantona questi pensieri mentre scende dalla sua auto davanti a un’elegante dimora di Mayfair a Londra. Un uomo gli si avvicina e lui lo individua immediatamente come agente del MI5.[10]

-Non dovrebbe essere qui, Signore.- gli dice quest’ultimo con tono preoccupato,

-Sciocchezze.- taglia corto Hunter -Mi ragguagli sulla situazione piuttosto.-

-Aveva ragione: hanno cercato di uccidere i membri del Joint Intelligence Committee.-

-Non era difficile da capire dopo che hanno cercato di uccidere me.-

-Purtroppo siamo arrivati troppo tardi: C era già morto.-

            C, la sigla con cui era chiamato il Direttore del MI6,[11]retaggio di un’epoca in cui la sua identità era un segreto. Fosse ancora così, forse Bernard Hargreaves sarebbe ancora vivo, ma è inutile pensarci adesso.

-E gli altri?- chiede.

-Sotto stretta protezione,- risponde l’altro.
-Potrebbe non bastare contro i nostri nemici.- replica Hunter.

            E quel che sta succedendo qui sul fronte di casa non promette affatto bene per Clive Reston e la sua squadra in Giappone, pensa.

 

            In una camera di quello che dall’esterno sembra un tempio shintoista situato poco fuori Tokyo, un’attraente ragazza per metà giapponese e per metà coreana si alza dal letto e allunga la mano verso un kimono appoggiato su una vicina sedia.

-Te ne vai?- le chiede l’uomo sdraiato al suo fianco.

-Pensavo non volessi far sapere che abbiamo passato la notte insieme.- replica lei.

            Clive Reston, agente del MI6 fa una smorfia e ribatte:

-Non ho fatto nulla che non avrebbe fatto anche mio padre e posso sopportare la disapprovazione di alcuni miei colleghi, ci sono abituato. Non è che sei tu che non vuoi far sapere in giro che ti sei data da fare con un occidentale e magari anche che sei stata tu a cercarmi, Miss Mimy Oshima?-

-Io sono libera di fare quel che mi pare, Mr. Clive Reston del MI6.- replica la giovane donna -Il mio capo, Taro Suzuki, non ci prova nemmeno a cambiarmi e non provarci neanche tu.-

-Non ci penso minimamente.-

            In quel momento il cellulare di Mimy vibra e quando lei risponde si ode la voce dell’uomo chiamato Taro Suzuki, capo sezione del Naikaku Jōhō Chōsashitsu, l’Ufficio Informazioni e Ricerca del Gabinetto, comunemente detto Naichō, ovvero il servizio segreto giapponese:

<<Mimy, tu e Reston-san siete desiderati in sala riunioni. Immagino che venti minuti vi bastino per rendervi presentabili.>>

            Clive non può dire di essere troppo sorpreso. Si augura solo che il suo amico giapponese non abbia messo telecamere nella stanza. L’idea di aver dato spettacolo non lo alletta particolarmente.

 

 

3.

 

 

            John Garrett sta facendo una cosa abbastanza inusuale per lui: riflette. La donna bionda con una stella tatuata sulla guancia destra che sta davanti a lui ed il cui nome è Astrella Carpenter, è una specie di enigma. Le informazioni che ha su di lei e suo fratello Rex sono insolitamente scarne, il solitamente efficiente servizio di informazioni di Harold Howard non ha saputo trovare molto. Il padre era il rampollo di una ricca famiglia della East Coast che aveva abbandonato gli agi familiari per seguire una ragazza in una specie di Comune hippy in California, l’ultimo posto dove ancora è possibile trovare comunità simili e ogni altro genere di sciroccati se è per questo. La coppia ebbe due figli e morì in un incidente quando loro erano ancora piccoli. i bambini furono affidati ad uno zio paterno. Mentre il maschio frequentava le migliori ed esclusive scuole d’America, la femmina manifestò presto un carattere ribelle mal digerito dalla famiglia decisamente conservatrice. A 16 anni scappò di casa e le ricerche cessarono al compimento del diciottesimo anno. Nessuno seppe più nulla di lei per anni finché un giorno si presentò alla porta dell’appartamento del fratello. Rex si era trasferito in California prendendo le distanze dallo zio omonimo, uno spregiudicato politico repubblicano e si era laureato in quella che alcuni, tra cui Garrett stesso, chiamavano “La Repubblica Popolare di Berkeley” cuore politico della sinistra americana. A 25 anni si presentò alle elezioni del Consiglio Cittadino di Los Angeles e vinse, a 29 fu eletto nel Consiglio dei Supervisori che governa l’omonima Contea. A 33 era alla Camera dei Rappresentanti e ora, dopo un infruttuoso tentativo di conquistare la candidatura democratica alla Presidenza degli Stati Uniti,[12] punta al seggio di Senatore lasciato libero dall’improvvisa quanto opportuna morte del suo precedente occupante.

-A cosa sta pensando Mr. Garrett?-

            La voce di Astrella Carpenter strappa il detective cyborg alle sue riflessioni. La donna gli si avvicina tenendo in mano una tazza fumante.

-Una tisana alle erbe.- gli dice lei intuendo la sua curiosità -Ne vuole un sorso? Le farebbe bene, sa?-

-No, grazie.- risponde Garrett -Preferisco roba più forte a queste scemenze New Age.-

            Astrella, che razza di nome pensa Garrett, sorride e replica:

-Temo di non avere alcolici in casa, John, non ti dispiace se ti chiamo John, vero?-

-Puoi chiamarmi come vuoi, baby.-

            Chi sei veramente Astrella Carpenter, si chiede ancora Garrett, e perché Harold Howard punta tanto su tuo fratello e su di te?

            Non lo pagano per farsi domande ma lui ha tanta voglia di trovare le risposte.

 

            Quando rientra nel suo attico di Central Park West Elektra si accorge immediatamente che nell’appartamento c’è qualcuno ma è colta di sorpresa quando riconosce la ragazza dai capelli biondi e l’abito nero seduta su una poltrona.

-Ciao Elektra.- la saluta la ragazza -Ho usato la mia chiave per entrare, spero che non ti dispiaccia.-

            Con un comportamento inusuale per lei Elektra le corre incontro abbracciandola ed esclamando:

-Nina! Sono così felice di rivederti. Ho provato a cercarti quando sono tornata a New York ma eri sparita e presto ho capito che non volevi essere trovata.-

            Sul viso di Nina McCabe appare un’espressione cupa mentre replica:

-Sono successe tante cose. Io non sono più la ragazzina che conoscevi e non sapevo come dirti che…-

-… che sei la killer mercenaria che si fa chiamare Cigno Nero?-

-Tu… lo sai?-

-Non era cosi difficile da capire, per me almeno: bionda, addestramento come il mio. Non potevi che essere tu.-

-E che ne pensi?-

            Stavolta è Elektra a rabbuiarsi mentre risponde:

-Tu sei come una figlia per me ormai e non avrei mai voluto che tu seguissi le mie orme, il sentiero di violenza che ho scelto, ma ormai è troppo tardi e devo accettarlo.-

-Un sensei[13] non è nulla senza un allievo.- ribatte Nina.

-Non ho mai voluto essere la tua sensei…- replica Elektra accarezzandole il viso -…no, questo non è vero: in fondo al mio animo volevo avere qualcuno che potesse essere una mia erede. Ci sono riuscita a quanto pare.-

-E molto bene anche. Non hai nulla di cui pentirti.-

            Elektra vorrebbe esserne davvero sicura.

 

            A Berlino Shock si rende conto che la sua squadra forse ha davanti a sé un problema troppo grosso: i cloni dei supersoldati britannici non saranno avversari facili.

            Elettro-Onda agisce rapidamente e spara una scarica elettrica nella vasca. L’elettricità si propaga attraverso il grosso recipiente. Alcuni dei cloni ancora all’interno collassano e scompaiono inghiottiti dal liquido in esso contenuto altri ne escono apparentemente senza danni.

-Ho la sensazione che siamo nei guai.- dice Skein.

-Sto provando ad usare il mio potere su di loro…- afferma Shock -… ma ne sembrano immuni.-

-Non hanno un cervello da poter influenzare.- comprende Elettro-Onda.

-E neanche vestiti che posso manipolare col mio potere.- aggiunge Skein sconsolata.

-Ma io posso friggerli.- ribatte Siena Blaze sparando una scarica di plasma che colpisce un gruppetto di avversari incenerendoli e surriscaldando la stanza.

-Sei davvero spietata, tesoro.- commenta Skein.

-O noi o loro.- risponde la ragazza platinata -Ed io non sono disposta a farmi ammazzare.-

-Non perdiamo tempo.- interviene Shock indicando le capsule di stasi dove sono rinchiusi i tre supersoldati britannici -Stacchiamo quei tre da quelle macchine prima che salti fuori qualche altro problema.-

            Ha appena finito di parlare che si ode un rumore dalla grande vasca e delle mani spuntano dal bordo.

-Credo sia già arrivato.- commenta Skein.

 

 

4.

 

 

            Il veloce motoscafo fende le onde dell’Oceano Atlantico diretto verso un vicino molo. A bordo, un uomo dai lunghi baffi neri che indossa un costume rosso e blu con un disegno a forma di ragno sul petto. Nel Centro e Sud America tutti sanno chi è: Tarantula, un mutato con poteri simili a quelli dell’Uomo Ragno che è il secondo in comando dello spietato boss argentino del crimine noto solo come Tarantula Nera. Accanto a lui, una donna bionda che indossa un costume bianco sgambato, senza maniche e con le spalle scoperte. Dalla profonda scollatura e sino all’inguine parte il disegno di un enorme Ragno Nero che si ripete sulla schiena. È un’americana ed è una fuggiasca. Dicono che sia l’amante di Tarantula Nera ma quel che è certo è che i nemici del boss in questione hanno dovuto pentirsi di averla incontrata. Si fa chiamare Regina Ragno.

            La donna con loro, di origine egiziana, è nota negli ambienti dei supercriminali come Aspide. Ha chiesto lavoro a Tarantula Nera e lui l’ha inviata in questa missione assieme ai suoi due fidati luogotenenti. È una prova, è ovvio, e se lei dovesse fallirla, il loro compito sarebbe eliminarla, nulla che la sorprenda veramente.

            La loro missione è prelevare qualcosa da un corriere. Di cosa si tratti e perché sia importante, Tarantula Nera non ha ritenuto necessario dirglielo ma, visto il tipo di affari che tratta il boss, Aspide sospetta che si tratti di droga, armi o qualcosa di simile.

-Ci siamo.- dice Tarantula.

            Il motoscafo attracca ad un molo deserto e tutti scendono.

-Tu rimani qui e tienti pronto a partire in fretta .- dice ancora il criminale al pilota del motoscafo, poi si rivolge alle due donne indicando un magazzino poco distante -Da questa parte.-

            Stanno per cominciare i guai, riflette Aspide. Meglio per lei tenersi pronta.

 

            Il jet supersonico atterra nell’aeroporto principale della capitale del piccolo Stato sudafricano dello Zilnawa e ne scendono il Presidente di quella nazione, Abner K’auna, seguito dal supergruppo noto come i Campioni e dalla squadra della Justice Inc. che li ha liberati dalle prigioni del Dabar.[14] In mezzo a loro, incatenato e con uno speciale collare che ne inibisce il potere di scatenare terremoti, c’è un prigioniero d’eccezione: lo spietato mercante d’armi di origine etiope Moses Magnum.

-Trattatelo bene.- dice Paladin, leader della squadra alle guardie che prendono in custodia Magnum -C’è una grossa taglia sulla sua testa.-

-Che vi sarà pagata dal Tesoro dello Zilnawa.- afferma K’auna -La nostra giustizia sarà spietata ed efficiente con Magnum, ve lo assicuro.-

-Non ho motivo di dubitarne.- replica Paladin.

-Nell’attesa che siano sbrigate tutte le formalità, è inteso che sarete trattati come ospiti di Stato.-

-Ecco un’altra buona notizia.- commenta la rossa Whiplash -Adoro essere trattata come una VIP.-

-Anch’io, credimi.- le fa eco il suo compagno Blacklash.

            Il gigantesco Uomo Scimmia e la sensuale Malizia, entrambi neri, si avvicinano a Paladin.

-Io e Nakia abbiamo deciso di non seguirti negli Stati Uniti.- dice M’Baku -Rimarremo qui nello Zilnawa.-

-Non ne sono sorpreso.- ammette Paladin -Vi auguro buona fortuna. Ovviamente il resto del vostro compenso vi sarà accreditato tramite i soliti canali, me ne assicurerò personalmente. Spero che collaboreremo ancora in futuro. Ma ora andiamo: è ora di un po’ di sano divertimento. Direi che ce lo siamo meritato.-

 

            Madripoor è un’isola Stato nel bel mezzo dell’Oceano Indiano. Un tempo covo di pirati ora è al tempo stesso un paradiso turistico e fiscale e un‘oasi di sicurezza per chi è ricercato dalla legge.

            Il Generale Nguyen Ncoc Coy dopo aver lasciato il Vietnam si è riciclato come potente boss criminale dell’Estremo Oriente ed ora sta scoprendo che il suo rifugio, la perfetta imitazione di un antico maniero scozzese, non è così inespugnabile come credeva.

            Mentre percorre un passaggio segreto che dovrebbe portarlo alla salvezza sente quasi sul collo il fiato dell’ex supercriminale americano Molten che lo sta inseguendo ma con un po’ di fortuna arriverà alla sua meta prima che lui lo raggiunga.

            Dev’essere stata quella sgualdrina di Tiger Tyger a sguinzagliargli contro quel gruppo di mercenari che ora stanno devastando la sua dimora. Se potesse averla tra le mani…

            Finalmente è arrivato, in una piccola baia nascosta dove lo attende un veloce motoscafo che lo porterà in un altro rifugio da dove pianificherà il suo contrattacco.

            Purtroppo un’amara sorpresa lo attende:in piedi accanto al motoscafo c’è una donna dai capelli neri che indossa una calzamaglia rosa.

-La corsa è finita, tesoro.- gli dice lei con voce flautata -Peccato… per te naturalmente.-

            Lui la riconosce ed esclama:

-Delilah?-

 

 

5.

 

 

            L'uomo che si fa chiamare Taro Suzuki osserva Clive Reston e Mimy Oshima entrare nel salone e rivolge loro un'occhiata divertita.

-Spero che abbiate riposato bene stanotte.-

-Dubito che Clive e Oshima-San abbiano dormito molto... dovunque lo abbiano fatto.- commenta, sferzante, Leiko Wu.

            Clive si limita a rivolgere un sorrisetto ed ignora ostentatamente lo sguardo di disapprovazione di Black Jack Tarr. Shang Chi è, come al solito, impenetrabile.

-Che novità ci sono, James?- chiede al capo sezione del Naichō.

            Taro sorride a quel nome così tipicamente inglese, il nome dell’uomo che per breve tempo aveva fatto parte della vita di sua madre per poi andarsene senza nemmeno sapere che lei aspettava un figlio suo. Se l’avesse saputo, sarebbe rimasto? Glielo aveva chiesto quando lo aveva incontrato anni dopo e lui rispose che non lo sapeva ma rimpiangeva di non aver potuto scegliere.

            Taro o James che dir si voglia avrebbe vissuto la pacifica vita del villaggio di pescatori di perle di sua madre se un giorno da Tokyo non fosse venuto da loro un uomo molto anziano che disse loro che un ragazzo così speciale poteva essere molto utile al suo paese. Sua madre conosceva il vecchio e lo chiamava “Tora” ovvero tigre. Annuì e lasciò che il ragazzo partisse verso una nuova vita.

            Quello era il passato e lui non è il tipo da indulgere troppo nei ricordi. Si rivolge ai presenti con voce ferma:

-Ci sono aggiornamenti sull’Artiglio di Giada, ma lascerò che sia qualcun altro ad informarvi.-

            Da una porta alle sue spalle esce una giovane donna giapponese dai capelli corti e vestita con un’aderente calzamaglia nera.

-Vi presento una delle nostre migliori agenti operative: il suo nome in codice è Ronin.-

-Come i samurai senza padrone.- commenta Leiko.

-Perché nemmeno io ne ho uno.- replica la nuova arrivata in un ottimo Inglese -Lavoro per il Naichō solo quando lo voglio io, se l’incarico mi stimola ed anche per il giusto compenso. Voi potete chiamarmi Yukio.-

-Yukio e poi?- chiede Clive.

-Yukio è sufficiente.- ribatte lei con un sorrisetto insolente.

-Ho sentito parlare di te.- interviene Shang Chi -Dicono che ami il pericolo e sei temeraria oltre i limiti dell’incoscienza.-

-Adoro i complimenti. La vita è breve bel cinesino, meglio viverla intensamente.-

-Ora che vi siete presentati, potremmo passare agli affari?- li interrompe Suzuki.

-Decisamente il tuo stile non è moto giapponese.- replica Clive -Dev’essere colpa della tua metà inglese.-

            L’altro non raccoglie e con un gesto invita Yukio a proseguire. La giovane donna non esita:

-come forse saprete, ieri[15] mi sono scontrata con il killer chiamato Ombra Mobile. Mi dicono che è il tuo fratellastro, Cinesino.-

            Shang Chi annuisce gravemente e Yukio prosegue:

-Dopo il nostro scontro ho cercato di rintracciarlo e non è stato troppo difficile dal momento che si nasconde in piena vista. Mi sono recato all’hotel dove si è installata la delegazione della Wai-Go Investments di cui è leader Ho Suwan alias Artiglio di Giada. Volevo scoprire che tipo di affari tratta quella donna con il governo della Cina Popolare.-

-E cos’hai scoperto?-

-Più di quanto avrei preferito sapere.- è la sibillina risposta.

 

            Quando Molten esce dal tunnel che dà sulla piccola baia è già tutto finito: il generale Coy giace a terra in un lago di sangue.

-Vedo che non siete andate troppo per il sottile, ragazze.- commenta l’ex supercriminale.

-Siamo state pagate per sbarazzare l’isola da questa feccia ed è quello che abbiamo fatto.- replica Delilah.

-Ti crea qualche problema?- gli chiede Black Lotus.

-Assolutamente no.- ribatte Mark Raxton -Mi sarebbe piaciuto fargli dire come aveva fatto a sopravvivere l’altra volta[16] ma non si può avere tutto e Madripoor sarà un posto migliore senza di lui.-

-Fatico ad associare l’aggettivo “migliore” a Madripoor ma penso che tu abbia ragione.- commenta Delilah.

Forse Daken non gradirà essersi persa quest’occasione.- aggiunge Black Lotus

-Oh, io penso che Daken abbia avuto tutto il massacro che voleva al castello di Coy.- ribatte Delilah -Lui e gli altri si saranno divertiti più che abbastanza direi.-

            Non sono forse le parole che Mark avrebbe usato ma non può darle torto.

 

            Da qualche parte la donna chiamata Viper riceve un segnale: il Generale Coy è stato neutralizzato. Per fortuna aveva previsto quest’eventualità ed ha preso le opportune contromisure. Se Tyger Tiger pensa di essere al sicuro, scoprirà presto di essersi sbagliata.

            Nel frattempo lei ha altri piani che richiedono la sua attenzione e il Mondo si accorgerà ben presto che errore sia stato dimenticarla.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Che dire di quest’episodio che già non sappiate?

1)    Mi sono divertito ad alludere a alcune famose spie britanniche della fiction letteraria, televisiva a cinematografica ed altre citazioni potrete trovarle nel prossimo episodio.

2)    Anche James “Taro” Suzuki è, a modo suo una citazione di chi a voi scoprirlo. Un indizio: pensate al suo nome: -_^

3)    Qual è, se c’è, il legame tra Viper e la misteriosa resurrezione del Generale Coy? Restate sintonizzati e ne saprete di più prima o poi. -_^

            Nel prossimo episodio… troppe cose per anticiparle tutte qui. Tornate qui se volete scoprire cosa accadrà ai nostri personaggi.

 

 

Carlo



[1] Ossia Devil per quelli di voi che hanno vissuto su Marte sino a ieri.

[2] Advanced Idea Mechanics. Avanzate Idee Meccaniche. Lo sapevate, no? -_^

[3]Noto anche come Secret Intelligence Service, l’agenzia britannica di spionaggio.

[4]Ragazza in Spagnolo.

[5]Palestra di arti marziali giapponesi.

[6] Nell’episodio #68.

[7] L’organo del Governo di Sua Maestà Britannica che supervisiona i servizi di intelligence della Nazione.

[8] Special Boat Service, le Forze Speciali della Marina Britannica.

[9] Nello scorso episodio.

[10] Altrimenti noto come Security Service, il servizio di sicurezza interna del Regno Unito.

[11] O Secret Intelligence Service, l’agenzia britannica di spionaggio all’estero.

[12] Come visto su Lethal Honey #21.

[13] Maestro in Giapponese.

[14] Come visto negli ultimi due episodi.

[15] Ovvero sempre nell’ultimo episodio.

[16]Nell’episodio #3.